Primo e Secondo Maestro dei corali di SMN, 1275-1280 circa ■ ASMN I.C.102 corale A ■ ■ ASMN I.C.102 corale B ■ |
Membranaceo; cc.1-292; mm.553 x 375.
Antifonario Temporale dalla prima domenica d’Avvento all’ottava dell’Epifania (cc.1-138v). Proprio dei Santi dalla festa di Sant’Andrea Apostolo ai Santi Innocenti (cc.139r-216v). Comune dei Santi (cc.217r-281v). Ufficio della Beata Vergine (cc.282r-291v).
Descrizione: Coperte in cuoio con borchie metalliche. Sulla costola è un cartellino bianco con la lettera “A”. Un altro analogo è sulla coperta posteriore. Sulla retrocoperta iniziale è stampato in caratteri rossi: “S.M.N. 1350”. Numerazione in cifre arabe rosse, nel margine destro di ogni foglio recto, da 1 a 291 (la c.253 è ripetuta due volte). Sistema di sei tetragrammi. Incipit: “Dominica prima in adventu de sabbato precedenti ad vesperas”.
20 iniziali istoriate: c.1r “Ecce nomen domini” Profeta; c.2r “Aspiciens a longe” Annunciazione e sei santi in adorazione; c.20v “Iherusalem cito veni” Profeta con libro e un telamone; c.45r “Clama in fortitudine” Dio Padre appare a un profeta; c.73r “O sapientia” Due profeti; c.77r “Sanctificamini hodie” Angelo appare a quattro domenicani; c.79v “Iudea et iherusalem” Profeta sorretto da telamone; c.82r “Rex pacificus” San Giovanni Battista con rotulo; c.86r “Hodie nobis celorum” Natività di Cristo e Annunzio ai pastori; c.105r “In principio erat verbum” Angelo con rotulo, Madonna con il Bambino e profeta; c.119r “Hodie in iordane” Adorazione dei Magi e Battesimo di Cristo; c.141r “Dum perambularet” Chiamata di Pietro e Andrea; c.156r “Confessor dei nichola” Tre vescovi eleggono Nicola all’episcopato e l’elemosina al padre delle tre fanciulle povere; c.169v “Rogavi dominum” Santa Lucia; c.176r “Stephanus autem” Cristo Benedicente tra due angeli e Martirio di Santo Stefano; c.191r “Valde honorandus” Cristo con San Pietro e San Giovanni Evangelista, Ultima Cena; c.205r “Sub altare dei” Strage degli innocenti; c.219r “Ecce ego mitto vos” Missione degli Apostoli; c.250v “Euge serve bone” Santo vescovo e santo diacono; c.265v “Veni sponsa” Santa incoronata a cui appare Dio Padre. 6 iniziali decorate: c.34r E; c.49r P; c.51v E,; c.54v C; c.99v T; c.234v I. Numerose iniziali filigranate.
Sin dal 1221 i frati domenicani si stabilirono nella piccola chiesa di SMN, la cui imponente ricostruzione venne sancita, con la benedizione della prima pietra, nel 1279. Ma il progetto di ampliamento era stato progettato, e avviato, già da alcuni decenni, e il convento aveva nel frattempo acquisito una crescente importanza. Qui fu tenuto il Capitolo Generale dell’ordine nel 1257, nel 1272 e ancora nel 1281; inoltre, esso divenne ben presto sede di uno studium provinciale di teologia. E’ dunque probabile che la decisione di realizzare un ciclo corale completo, costituito da Graduali e Antifonari, inteso a codificare il nuovo rito liturgico domenicano stabilito nel 1256 dal Capitolo Generale di Parigi, venisse presa in epoca di poco successiva all’approvazione ufficiale da parte di papa Clemente IV (1267). Intorno al 1270 potette essere avviata la messa in opera dei Graduali, e quindi, a partire dal secondo lustro del decennio, quella degli Antifonari. La decorazione di questi ultimi appartiene infatti ad una diversa campagna illustrativa, non solo più preziosa per la ricchissima serie di iniziali istoriate, ma anche più moderna, e aggiornata sugli episodi della contemporanea pittura fiorentina.
Il corale A apre la serie dei quattro Antifonari duecenteschi (insieme a quelli segnati B, E, F), in origine più ampia, e comprendente due ulteriori volumi, andati perduti e rimpiazzati dai moderni Antifonari C, del 1582, e D, del 1618, tuttora conservati presso l’Archivio del convento. A questa serie si affiancano i quattro Graduali I (n.1358), K (n.1359), L (n.1360), M (n.1361), che coprono l’intero anno liturgico, e costituiscono un gruppo omogeneo negli aspetti paleografici e decorativi. Scarsa considerazione ha ricevuto in sede critica l’importante nucleo librario della sacrestia di SMN, dopo il primo, approfondito studio di Stefano Orlandi (1965; 1966), che colloca la realizzazione dell’intero gruppo di otto corali entro il 1297. Successive precisazioni di carattere liturgico consentono di circoscrive l’originaria redazione dei Graduali tra il 1270 e il 1276 (Panella, 2000, p.215). Questi volumi, privi di iniziali figurate, sono caratterizzati da lettere ornate con motivi vegetali di foglie d’acanto. La tipologia è tradizionalmente associata a modelli aretini del terzo quarto del secolo (Passalacqua, 1980, pp.39-68, 96-98), ma, a partire dall’ottavo decennio, essa si ritrova capillarmente diffusa, vera e propria koiné decorativa, in varie zone della Toscana, da Lucca a Siena e a Massa Marittima. Nella stessa Firenze, viene riproposta nelle serie di Antifonari della SS.Annunziata, presso i cui frati serviti il miniatore Battagliuzzo risulta documentato nel 1287-1289 (Sesti, 1988, pp.275-284). Se la decorazione dei Graduali domenicani, connotata da un disegno nitido e preciso, di peculiare armonia compositiva, si svolse plausibilmente in botteghe cittadine, la scrittura di questi volumi dovette essere affidata allo scriptorium conventuale, presso il quale, tra il XIII e il XIV secolo, numerosi scriptores risultano attivi (Orlandi, 1965, pp.136-137).
La realizzazione degli Antifonari potette seguire un’analoga prassi operativa. Quelli segnati A e B dovettero essere i più antichi, e probabilmente completati entro la fine dell’ottavo decennio. L’impresa venne affidata ad un artista di straordinarie capacità narrative, che Orlandi chiama Primo Maestro, e a cui assegna tutta la decorazione di questi due corali. Ma, accanto alla sua, va riconosciuta la presenza di una seconda personalità, che nell’Antifonario A illustra la parte finale, con il Comune dei Santi (cc.217r-281v). Il nucleo iniziale di 18 iniziali istoriate e di cinque decorate (cc.1r-216v) è dunque opera del Primo Maestro. I suoi personaggi sono delineati da un disegno leggero, e stagliano contro il fondo aureo (o dai colori azzurro ed ocra) delle lettere, corporature agili e sottili, accese dal dominante tono del rosso vermiglio, accostato al rosa, all’azzurro, al celeste cinereo. Le immagini dispiegano sulle pagine del corale la vivacità di un racconto che, nell’Annuncio ai pastori (c.86r), si sofferma sull’umoristica caratterizzazione dei personaggi, mentre, nell’ansa superiore della lettera H, la Vergine della Natività appare distesa in un paesaggio avvolgente, e la grotta di Betlemme è delineata con morbide e sinuose pennellate. Aerei loggiati ad archetti pensili ambientano la Chiamata di Pietro e Andrea (c.141r) e le Storie di San Nicola (c.156r), dove il blu profondo di una notte stellata fa da sfondo al corpo abbandonato nel sonno del padre delle tre fanciulle povere. Le composizioni appaiono coerenti e calibrate, come nell’Adorazione dei Magi (c.119r), con l’elegante disposizione scalare dei tre re, o nell’Ultima Cena (c.191r), in cui risulta ben scandita la collocazione degli apostoli intorno al tavolo apparecchiato, con l’espediente di far coincidere l’alternanza cromatica delle aureole rosse o bianco-avorio e la serie di archetti pensili del soffitto. Sono innumerevoli le soluzioni figurative che danno risalto alla ricchezza illustrativa del corale: si veda ad esempio la figura dell’irsuto Battista (cc.82r e119r), con la veste grigio-azzurra sfilacciata da ciocche di pelliccia, e cinta in vita da una vistosa benda rossa.
Al nostro artista è stata giustamente accostata la decorazione degli Antifonari 6E e 8G nella Bibl. Comunale di Cortona (dal locale convento di San Francesco) e dei Lezionari F e G nell’Archivio Capitolare del Duomo di Arezzo (Degli’Innocenti Gambuti, 1977, pp.39, 41-43; Passalacqua, 1980, pp.68-77). Lo stile lineare morbido e fluente delle illustrazioni di questi codici mostra peraltro punti di contatto con esemplari riconosciuti pertinenti all’atelier del Maestro di Bagnacavallo, miniatore attivo in Romagna tra settimo e ottavo decennio del secolo (Bibbia Conv.Soppr.582 e Messale Conv.Soppr.576 della Bibl. Medicea Laurenziana) (Tambini, 1992, pp.17-30). E’ soprattutto alle miniature di quest’ultimo codice, proveniente dal monastero di Camaldoli, che i volumi di Cortona e di Arezzo si avvicinano, rivelando dunque una leggera anteriorità cronologica (intorno al 1270-1275), nel percorso del Primo Maestro, rispetto all’impresa di SMN. I rapporti con lo scriptorium di Camaldoli poterono connotare l’attività del miniatore in territorio aretino, ma va notato che il suo linguaggio non si inserisce nella consolidata tradizione illustrativa della città di Arezzo, rappresentata dai corali del Duomo e della Pieve di Santa Maria. L’artista mostra piuttosto di conoscere gli esiti di altri esemplari miniati, localizzabili in area fiorentina, ad esempio il Graduale conservato presso il Museo della Collegiata di Empoli (Ciatti, 1993, pp.10-13, 25-30) e quello del Museo di Santa Verdiana a Castelfiorentino (Ms.A, dalla locale chiesa di San Francesco) (Bertani, 1999, pp.46-47): due codici che vanno ricondotti ad una medesima bottega, ancora entro il primo lustro degli anni settanta.
Le miniature del Primo Maestro nei corali di SMN si rapportano ormai a episodi della cultura artistica di Firenze, e nella loro narratività vivace e calibrata si accostano a quanto venivano illustrando i pittori di questa città, tra cui in primo luogo il Maestro della Maddalena e Meliore. Alla conoscenza di codici miniati nordici, in particolar modo inglesi, che potevano circolare nello stesso convento domenicano (dove infatti si conservava, forse già a quest’epoca, il Crocifisso della Cappella della Pura, dipinto da un artista inglese tra il 1270 e il 1280), si deve il gusto sottilmente gotico con cui l’artista delinea le sue miniature, e il fantasioso repertorio ornamentale delle sue iniziali (si veda in proposito Morgan, 1982, figg.76-85).
Se dunque egli rimane estraneo alla tendenza neoellenistica affermata a Firenze a partire dal 1250 da pittori quali il Maestro di Santa Maria Primerana e Coppo di Marcovaldo, un diverso risalto plastico ed espressivo contraddistingue le figure illustrate dal Secondo Maestro, in questo Antifonario come nei successivi corali B, E e F.
Membranaceo; cc.1-384; mm.556 x 380
Antifonario Temporale dalla prima domenica dopo l’ottava dell’Epifania al sabato santo (cc.1-178v). Proprio dei Santi dalla festa di Sant’Agnese martire all’Annunciazione (cc.179r-287r). Antifone di San Tommaso d’Aquino (cc.287v-288r). Comune dei Santi (cc.289r-377r). Ufficio della Beata Vergine (cc.377r-389v). Responsorio della Trinità (c.390r).
Descrizione: Coperte in cuoio con borchie metalliche. Sulla costola e sulla coperta posteriore sono due cartellini bianchi con la lettera “B”. Tra la coperta anteriore e la prima carta vi è un bifoglio di reimpiego da corale, su cui è stampato in caratteri rossi: “S.M.N. 1351”. Un analogo bifoglio si trova alla fine del volume. Numerazione in cifre arabe rosse, nel margine destro di ogni foglio recto, da 1 a 390. La numerazione salta di due numeri tra c.292 e c.295, e di un numero tra c.317 e c.319. Le cc.74, 217 e 237 risultano resecate. Sistema di sei tetragrammi. Incipit: “Dominica prima post octavam epiphanie. Sabbato precedenti ad vesperum”.
18 iniziali istoriate: c.4r “Domine ne in ira tua” Cristo in trono tra Maria e San Giovanni, David e San Paolo in adorazione; c.27v “Ne perdideris me” Re David in preghiera; c.49v “In principio fecit deus” I sette giorni della Creazione; c.63r “Noe vir iustus” Noè nell’arca; c.74r “Locutus est dominus” Sacrificio di Isacco; c.90r “Ecce nunc tempus” Gesù tentato dal diavolo nel deserto e santo domenicano con un gruppo di fedeli; c.109r “Tolle arma tua” Isacco e Giacobbe; c.144r “Locutus est dominus” Dio Padre, Mosè e il roveto ardente; c.162r “Isti sunt dies” Un angelo appare a Mosè e un telamone; c.181r “Diem festum” Sant’Agnese; c.196v “Sacram presentis” San Vincenzo con libro; c.217r “Saulus adhuc” Conversione di San Paolo; c.237r “Adorna thalamum” Presentazione al tempio e due santi domenicani in adorazione; c.273v “Missus est” Annunciazione; c.291r “Ecce ego mitto vos” Cristo in trono tra i simboli dei quattro evangelisti e i dodici apostoli; c.311v “Iste sanctus” Santo coronato e figura seduta con testa di aquila; c.328r “Absterget deus” Cristo Benedicente e cinque apostoli in adorazione; c.379v “Dum esset rex” Madonna in trono con il Bambino. 10 iniziali decorate: c.16r Q; c.22v A; c.33r D; c.38v C; c.44r M; c.126r V; c.255r D; c.306v E; c.345 r E; c.361r V. Numerose iniziali filigranate.
Il corale costituisce il secondo volume nella serie degli Antifonari della chiesa domenicana di SMN. Nella sua decorazione prosegue la collaborazione tra Primo e Secondo Maestro, avviata nel corale A, in epoca che si può presumere di stretta contiguità con la realizzazione di quest’ultimo volume. Anche nel caso dell’Antifonario B, la maggior parte delle miniature istoriate risulta affidata al Primo Maestro (cc. 4r, 27v, 49v, 63r, 74r, 90r, 109r, 144r, 162r, 181r, 196v, 217r, 237r, 291r, 311v), a cui va inoltre riferito il gruppo di decorate caratterizzate da volute di tralci sottili con foglioline lobate (cc.126r, 255r, 345r, 361r), quali infatti si ritrovano anche in sue iniziali di più ampio respiro narrativo (c.144r: Dio Padre accanto al roveto ardente appare a Mosè; Mosè dà al popolo le tavole della Legge). Le cc.74, 217 e 237, ancora al loro posto quando il corale venne pubblicato da Orlandi (1965, pp.194-195, 216-221), sono state in seguito resecate e asportate. Riapparse nel 1989 sul mercato antiquario londinese, sono state restituite all’Archivio del convento pochi anni dopo (Panella, 2000, pp.208-209, 210-211).
In questo corale, il Primo Maestro affina l’interesse per scene di animata vivacità narrativa, e rende più ampio il ritmo compositivo delle sue miniature. In alcune di esse (c. 237r: Presentazione al Tempio), la pausata disposizione dei personaggi, dalla gestualità immediata, riflette la conoscenza della tendenza più accostante della pittura fiorentina, rappresentata dalla pittura di Meliore (dossale di San Leonino a Panzano, realizzato prima del 1270). Il sottile linearismo che caratterizza i suoi personaggi giunge a risultati di rarefatta preziosità, come nel caso di Sant’Agnese (c.181r), iconica principessa lambita da alte fiamme lanceolate, dipinta nell’ansa panciuta di una lettera D che dispiega sulla pagina un fantastico ventaglio di soluzioni ornamentali. Nel Sacrificio di Isacco (c.74r), con il fondo aureo punzonato lungo il bordo da una minuta fila di puntini, le altre sequenze narrative dell’evento (l’angelo appare a Abramo, Sara, e infine Abramo ha la visione dei tre angeli) sono svolte in medaglioni, o entro edicole ad archetti pensili, sorretti da colonne tortili, che fungono da cornice alla lettera L. L’idea ha evidentemente radici che affondano nella tradizione della miniatura medievale. Ma va notato, in proposito, che le iniziali del Primo Maestro non si prolungano in fregi abitati da drôleries, diversamente dunque da quanto mostrano altre serie liturgiche toscane (corali di Santa Maria dei Servi a Siena, del 1271; corali nn.2648 e 2654 della Bibl. Statale di Lucca, verso il 1275). Il suo racconto si concentra tutto nel riquadro miniato della lettera; un aspetto quest’ultimo, che appare tipico dell’illustrazione libraria fiorentina dell’ultimo quarto del secolo.
Il Secondo Maestro è l’autore di un gruppo più ristretto di iniziali istoriate (cc.273v, 328r, 379v) e, probabilmente, della serie di decorate di gusto classicheggiante, con carnose foglie d’acanto (cc.16r, 22v, 33r, 38r, 44r, 306v). La sua formazione sembra essere avvenuta presso la bottega del collega, al quale si ispira nel disegno minuto e preciso dei personaggi, dai volti piccoli e tondeggianti. Ma maggiore appare il suo interesse verso il risalto plastico del modellato; gli incarnati risultano più ombreggiati, i panneggi più articolati, e una curiosa espressività è conferita agli occhi contornati da scure arcate sopraccigliari. In un caso (c.379v: Madonna con il Bambino) sembra di poter riconoscere una stretta contiguità operativa tra i due artisti: se il Primo Maestro è l’autore della figura del Bambino, e, probabilmente, anche della ricercatezza decorativa del trono, al suo collega spetta la diversa, e più spiccata, caratterizzazione fisionomica di Maria.
Inclinazioni di gusto neoellenistico attraversano il percorso del Secondo Maestro nei quattro Antifonari domenicani. I modelli sono quelli illustrati a Firenze dal Maestro di Santa Maria Primerana, del cui giuntismo il miniatore poteva cogliere più moderni riflessi nella tavola di Coppo di Marcovaldo della chiesa di Santa Maria Maggiore, realizzata tra il 1270 e il 1280 con la probabile collaborazione del figlio Salerno. Così, l’Annunciazione dipinta in quest’opera potette rappresentare un punto di riferimento per l’anonimo maestro (c.273v); ma la sua cultura attinge anche agli esempi della tradizione illustrativa. Un frammento di pagina da un corale, presso la Free Library di Filadelfia (Rare Book Department, Lewis M 47:2), con un’Annunciazione miniata entro la lettera M, sembra rappresentare un antefatto dello stile del Secondo Maestro e un tassello nel panorama, ancora di problematica ricostruzione, della miniatura a Firenze intorno al 1270 (An exhibition…in Honor of Richard Offner, 1965, n.77: artista del Centro Italia, forse fiorentino, della seconda metà del Duecento).
Infine, va notata la tipologia delle cornici che inquadrano le iniziali miniate dal nostro miniatore: fasce percorse da file di rombi, mentre il profilo della lettera si arricchisce di elaborati intrecci geometrici. I motivi si ispirano a quelli della tradizione illustrativa fiorentina del XII secolo (Salterio di San Michele in Marturi presso la Bibl. Medicea Laurenziana, Plut.17.3; Berg, 1968, pp.118-120, 236-238); una ripresa consapevole, che conferisce un’impronta di peculiare classicità al suo gusto decorativo, e illustra un repertorio condiviso da altri miniatori fiorentini dell’epoca.
Riflessi dello stile del Primo e del Secondo Maestro si ravvisano in un gruppo di quattro Antifonari domenicani, divisi tra Arezzo (Archivio Capitolare del Duomo, Mss.I.20 e A.1600) e Castiglion Fiorentino (Bibl. Comunale, Mss.A e B) (Passalacqua, 1980, pp.68-77). I codici, privati di quasi tutte le miniature istoriate, sembrano opera di artisti formatisi presso la bottega dei due Maestri, ma, per l’espressività più accentuata, attivi in territorio aretino, nel penultimo decennio del secolo.