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Nuova cronologia remigiana,
AFP 60 (1990) 145-311.

■  Introduzione  ■

Non ancora una biografia (sintesi ora abbozzata da Sonia Gentili in DBI 56 (2001) 531-41), ma la sua spina dorsale. Nuova cronologia rispetto a Cronologia remigiana in Studio 206-33. Meno severa nei criteri. Ogni scheda tuttavia provvede tutti i dati disponibili, cosicché il lettore può valutare di volta in volta il grado di attendibilità dell’identificazione o delle date topica e cronica, da quella perentoria a quella molto probabile o semplicemente verosimile; in base agli elementi stessi offerti nella scheda o alla lettura raccordata di più schede contigue. Ma restano fuori ancora molti sermoni, specie tra quelli d’occasione, di cui permane o dubbia l’identificazione della persona commemorata o troppo indefinita la data cronica perché risulti utile.

I sermoni «in morte di» portano, quando non detto altrimenti, la data del decesso della relativa persona; ma come si ricava dalla stessa scheda, la commemorazione può aver avuto luogo, secondo il caso, con qualche giorno o tempo di ritardo.

Dei personaggi domenicani si richiamano sinteticamente gli estremi e si rinvia alla specifica trattazione fattane in Note di biografia domenicana tra XIII e XIV secolo, AFP 54 (1984) 231-80 [così nell'edizione a stampa; novità in questa edizione web, come puoi leggere nella pagina guida Note di biografia]. Parimenti delle vicende del casato dei Girolami si ricordano soltanto i dati più salienti; non certo perché periferiche all’interpretazione del ruolo di fr. Remigio di ser Chiaro dei Girolami nella vita pubblica della città e all’organizzazione politica o commerciale della Firenze del tempo. La sistematica ricostruzione della tipologia sociale della famiglia è stata proposta in Tratt. pol. 42-84, cui il lettore è rinviato. Nuovi contributi sono presentati nelle schede 28.V.1271; 8.V.1282; 9.III.1285; 7.IV.1289. Importanti, mi sembra, non tanto perché precisano e talvolta correggono relazioni genealogiche, ma perché tramite la persona di Girolamo di Biliotto di Girolamo configurano un assetto consortile della famiglia già consolidato nei decenni ’70 e ’80 del Duecento: palazzo con case e torre posseduti in solido dai Girolami del popolo San Pancrazio. Testimonianza che dà credito a quanto incidentalmente tramandato dal cronista Giovanni Villani circa una torre dei Girolami in relazione a fatti del 1266.

La datazione di molti sermoni utilizza la concorrenza dell’anno liturgico domenicano col calendario perpetuo: M. O'Carroll, The Lectionary for the Proper of the year in the Dominican and Franciscan rites of the thirteenth century, AFP 49 (1979) 79-103; Ordinarium OP, che estrae talune sezioni dal Prototipo della liturgia domenicana (1256 ca.) di AGOP XIV L 1; a p. 259 di Ordinarium, mese di maggio, la Translatio beati Dominici va scalata al rigo seguente in corrispondenza con d ix (giorno 24); così in AGOP XIV L 1, f. 41va. Un sermone che abbia due possibili datazioni croniche viene registrato sotto la prima delle due date, senza pregiudizio dell’alternativa.

Sono accolte tutte le notizie relative ai docenti nello studio di Santa Maria Novella.

Dei personaggi più noti non si raccolgono le notizie disponibili nelle fonti comuni e bibliografia corrente, ma soltanto le più pertinenti a illustrare i testi remigiani e preferibilmente inedite.

Precisazioni o correzioni rispetto alla prima cronologia di Studio 206-33 non sono segnalate; va da sé che in caso di divergenza, questa Nuova cronologia prevale sulla precedente.

Nelle date annuali con doppia cifra separata da barra (es. 1274/5), la prima indica l’anno del documento secondo cronologia originale o della segnatura d’archivio, la seconda del computo moderno.

Abbreviazioni e sigle qui a fine introduzione (abbr&sigle ); titoli senza nome d’autore relativi alla letteratura remigiana li si cerchino sotto la voce Panella.

Una nota più generale. Perché tanta folla di persone nei sermonari di Remigio? Definiscono il cerchio d’amici e contatti personali dell’autore? Una carriera così lunga di chi si descrive «forinsecus et sensualis» (Studio 202) intesse e intrattiene amicizie personali. Ma sarebbe forviante arguire a denti stretti dai sermoni d’occasione le relazioni personali di Remigio e fissarne la collocazione del ruolo ecclesiastico e politico. Egli è anzitutto un ufficiale del convento (e della provincia): in qualità di priore e più spesso di lettore. Come tale dà voce e rappresenta primariamente la pubblica istituzione che è il convento e la provincia dell’ordine religioso. Al lettore, oltreché al priore, gli Atti dei capitoli generali e provinciali attribuiscono competenze in molti settori interni ed esterni della vita conventuale, al di là di quelli strettamente confinati all’attività didattica. A lui spetta anzitutto predicare; predicare il sermone legato agli atti accademici (J. G. Bougerol, Les sermons dans les «studia» des Mendiants, in AA.VV., Le scuole degli ordini mendicanti, Todi 1978, 249-80), ma anche il sermone delle pubbliche relazioni, ecclesiastiche e civili.

«Unde et ego, licet minimus omnium, tamen ratione officii in persona omnium regratior vobis, domine noster rex » (cod. G4 352rb). «Placeat vicario prioris quod ego ex parte sua offeram ei [a Filippo principe di Taranto] orationes fratrum» (ib. 354r, marg.). «Ipse ergo [Tommaso di Sanseverino conte di Marsico] sit prior in capitulo et iniungat fratribus orationes sicut sibi placet; sed ex quo non placet ipsi, ego non sicut prior sed sicut vicarius prioris iniungo omnibus sacerdotibus tres missas etcetera» (ib. 354ra). «Alius debebat facere sermonem, sed dictum fuit michi quod ego supplerem, quia lectoris erat supplere. Suppleat Deus si placet sibi; quod ut fiat oremus» (cod. D 119va). Dietro sollecitazione, e talvolta alla sprovvista: «Ex obedientia et in reverentiam domini episcopi et aliorum dominorum qui sunt hic, qui melius scirent et possent dicere quam ego facturus sim, ego dicam aliqua verba breviter secundum quod Dominus michi gratiam dederit» (cod. G4 391vb-392ra). «Predicaturo coram tot sapientibus viris et tot hominibus bonis, necessarium esset, et maxime michi, maius tempus ad providendum predicationem; modo autem in ecclesia Sancte Reparate fuit michi dictum primo quod ego predicarem» (ib. 369rb-va).

In Santa Reparata, chiesa cattedrale di Firenze, il sermone vespertino della domenica (fuori dunque della celebrazione della messa) era riservato ai frati di Santa Maria Novella «da sessant’anni in qua», attesta nel 1311 il priore fr. Giovanni d’Oltrarno (v. scheda 31.VII.311). Priori e gonfaloniere di giustizia della repubblica fiorentina nella missiva del 9 gennaio 1313 chiamano Remigio «patrem universitati nostre» e « prothorethorem florentinum»; cosicché a lui spettavano le «dicerie» ufficiali del governo cittadino in caso di ricevimento di personaggi illustri, di decesso e circostanze simili. La pubblica sovvenzione per la casa in costruzione presso l’ingresso di Santa Maria Novella prevede l’utilizzazione anche per ospitare ufficiali del comune o altri cittadini; quasi in condominio tra convento e comune (v. scheda 15.XII.1318 - 14.II.1319). Un ruolo precipuo quello del lettore. «Volumus etiam quod priores et eorum vicarii lectores honorent et curialius tractent, et precipue gratiosos qui laborant in lectionibus et predicationibus, ita quod de cetero nullo modo possint conqueri de prioribus suis. Et lectores prioribus suis pro posse assistant, in hiis presertim que spectant ad religionis observantiam et pacem conventus» (ACP 76/8-12: anno 1287). E Remigio: «Quanto enim quis habet maiorem scientiam tanto plus studet, vigilat, querit libros, requiritur et occupatur in consiliis in lectionibus in predicationibus etc., et sic plus laborat et affligitur, quia "frequens meditatio carnis est afflictio", ut dicitur Eccles. 12[,12]» (cod. D 162vb-163ra). Eccezionalmente si dà che il medesimo frate ricopra la carica di priore e di lettore:

«Anno preterito, sicut sciunt illi qui fuerunt presentes, ego cum essem simul in alio officio occupatus utpote simul existens prior et lector, quousque de alio provideretur lectore legi sex capitula de epistola ad Romanos; post que sex lecta capitula, supervenit alius lector aliura legens librum» (cod. G4 324va; cf. cod. G3 22rb; De uno esse in Christo, cod. C 9va; Quolibet I, 4, 78-82: MD 1983, 85).

Ma la prassi amministrativa dissuadeva dal cumulo ordinario dei due uffici (ACG I, 11/12-15; 105, 5; 129/23-24; 187/28-30; 214/10-12; ACP 31/28-30).

La liturgia domenicana regola il cerimoniale di avvenimenti pubblici del convento, cui rispondono i sermoni «de diversis materiis» del codice remigiano G4. Nel cosiddetto Prototipo della liturgia domenicana (1256 ca.) si trovano disposizioni circa il decesso d’un frate (AGOP XIV L 1, ff. 56rc-57vb); vi si legge tra l’altro:

«Si tali hora obierit ut pro eo missa celebrari possit in conventu, eodem die sepeliatur, sin autem in crastino reservetur; vel eodem die sepeliatur ante vesperas vel etiam post, maxime in estate. Si autem ab hora vespertina moriatur, in crastinum reservetur» (f. 57va).

Sul famoso codice vedi ora AA.VV., Aux origines de la liturgie dominicaine: le manuscrit Santa Sabina XIV L 1, Paris-Roma (École franç. de Rome) 2004.

Le cronache conventuali annotano talvolta che le esequie furono celebrate il giorno stesso del decesso o il giorno dopo. La sezione remigiana «de comunione» (cod. G4 364r-368r) risponde a quanto previsto per i giorni in cui i frati accedevano all’eucaristia. «Die autem communionis consuevit fieri aliqua exhortatio in capitulo et absolutio generalis fratribus tam clericis quam laycis ut ad tantum sacramentum dignius preparati accedant. Debet autem prelatus, si commode potest, in huiusmodi die missam conventualem celebrare» (AGOP XIV L 1, f. 394rb). La formula finale dei sermoni remigiani è «et ideo ut dignius possimus suscipere, vos absolvetis me et ego absolvam vos» (cod. G4 365vb).

L’ordine mendicante tesse rapporti con altre istituzioni, e con persone eminenti del mondo ecclesiastico, politico e mercantile; all’occasione ne riceve sostegno diplomatico o economico. «Bursa sua est bursa fratrum, immo omnia sua nostra sunt» (cod. G4 354ra). Alle spese degli annuali capitoli generali e provinciali concorrono facoltosi benefattori, che gli Atti dei capitoli suffragano nelle rubriche «suffragia pro vivis» e «suffragia pro defunetis». La prassi aveva creato uno statuto giuridico di piena incorporazione dei benefattori ai «beni spirituali» dell’ordine, equipollente alla suffragazione dovuta a ogni singolo frate dell’ordine stesso. «Concedimus vobis per presentes participationem in omnibus bonis, videlicet missis, orationibus, ieiuniis, abstinentiis, vigiliis, laboribus, predicationibus ceterisque huiusmodi, que per fratres nostros... fieri dederit actor bonorum omnium Dei filius lesus Christus ( ... ). Ordinantes nichilominus et volentes ut in capitulo nostro, vel in capitulo nostro provinciali, vel in capitulo nostro generali, post decessum vestrum anima vestra fratrum orationibus devote recommendetur si vester ibidem obitus fuerit nunciatus. Si vero maior gratia sit facienda, potest addi iterum hec clausula: Et misse et orationes per totum ordinem iniungantur pro vobis sicut pro fratribus nostris defunctis fieri consuevit» (AGOP XIV L 1, f. 8rc, modello di littera confraternitatis). È quanto regolarmente si riscontra nelle rubriche «de suffragiis» degli Atti dei capitoli. Molti sermoni «de mortuis» della predicazione remigiana si ricongiungono alla liturgia esequiale dei benefattori dell’ordine.

Anche in caso di ricevimento di persone d’alto rango, ecclesiastiche o laiche, si possono estendere all’ospite i benefici spirituali dei frati: «Proposita petitione eius, sive ab illa sive a priore et ipsa residente, ostendat prior conventui quantum fratres tenentur ei, explicando prout poterit cum bona conscientia quam devota sit ordini illa persona et quam benefactríx et quantum exaudienda in sua petitione propter fidem quam habet in orationibus fratrum et propter magnum. bonum quod consequi potest de bono statu et vita ipsius; et hec si sit persona sublimis et alia huiusmodí que eam possunt edificare et fratres excitare ad libenter orandum pro ea. Quo facto prior dirigens sermonem ad personam illam dicat quod ipse et fratres libenter volunt annuere petitioni sue» (AGOP XIV L 1, f. 8rc). «Si ille qui recipit non sit prior conventualis sed vices cius gerens, forma predícta servetur» (ib.).

Il cerimoniale in ricevimento di legati, vescovi, re o imperatori dà prova di un’istituzione che ha raggiunto uno stadio molto avanzato della coscienza di sé, e che pertanto razionalizza e controlla le pubbliche relazioni intrattenute dalle istanze inferiori dell’istituzione stessa:

De receptione legatorum et aliorum qui sunt recipiendi sollemniter.

Cum legatus aliquis sollemniter recipiendus in aliqua domo nostra, appropinquante adventu eius vocentur fratres in choro et congregati exeant antequam ipse intret domum processionaliter ad exteriorem ecclesiam, precedentibus duobus collateraliter incedentibus quì deferant aquam benedictam et thuribulum, deinde sequente cruciferario cum cruce, postmodum diacono cum libro evangeliorum, postea priore cum stola super capam et libello ad officium necessario, vel capa serica si maior fuerit sollemnitas facienda; in quo casu predicti ministri procedere debent in superpelliciis, alias in capis; postmodum conventus, precedentibus senioribus. Et sic procedatur usque ad portam exteriorem per quam ingredi debet legatus, ubi subsistente priore ordinate stet conventus post eum. Adveniente igitur legato ad portam predictam, det eidem prior aspersorium ut ipse se et alios assistentes aspergat; quos si noluerit recipere, prior ipsum aspergat. Deinde porrigat ei thus ad ponendum in thuribulo, relinquens sue voluntati ut benedicat ipsum vel non. Si autem ipsum noluerit accipere, ipse prior non benedicens illud ponat in thuribulo; et sive ipse legatus sive ipse prior posuerit thus in thuribulo, in utroque casu prior incendet eum solum. Deinde reddito thuribulo thuriferario, det ei librum evangeliorum ad osculandum. Quo facto cantor incipiat responsorium Cives apostolorum infra notatum, et totus conventus ipsum prosequatur insimul cum versu et Gloria, et reinceptiones debitas. Dum autem incipitur responsorium, moveat se processio et intret chorum precedentibus iunioribus, priore, cum aliquibus antiquioribus paucis quos precedant predicti ministri, ducente legatum ad locum preparatum decenter in choro vel super gradus, ubi commode flectis genibus possit orare. Dum autem appropinquatur ad finem cantus, invitetur a priore ut surgens det benedictionem, si est talis persona que consueverit dare (...). Data ergo benedictione vel dicta oratione predicta, ducatur ad capitulum si voluerit predicare vel aliquid dicere fratribus, qui conveniant ad pulsationem canpane capituli. Vel si noluerit intrare capitulum, dicatur missa si dicenda fuerit, ab ipso vel ab alio (...).

Si episcopus vel metropolitanus vel alia persona ecclesiastica habens regimen animarum fuerit recipienda sollempniter, eadem forma servetur.

Si vero alia persona sublimis secularis fuerit recipienda, similiter observetur eadem forma, hoc excepto quod loco illius responsorii Cives apostolorum dicatur responsorium Tua est potentia, et loco orationis supradicte dicatur hec: «Famulum tuum vel famulam tuam quesumus Domine tua semper protectione custodi» etc.

Si vero fuerit rex vel imperator, loco illius versiculi Salvum fac servum tuum etcetera dicatur versiculus Domine salvum fac regem. Et in oratione dicatur: «Famulum tuum regem nostrum vel imperatorem nostrum».

Si vero fuerit regina vel imperatrix, non mutetur versiculus predictus nisi quoad sexum, ut dicatur Salvam fac famulam tuam Domine etc., et in oratione dicatur «famulam tuam reginam nostram vel imperatricem nostram».
Si episcopus civitatis vel alius fuerit presens, rogandus est ut faciat officium prioris. Cantoris autem est providere de supradictis ministris (...). Ad hoc sciendum quod si aliquis de predictis recipiendis sollempniter habeat aliquam formam in sui receptione differenter a supradicta quam velit observari, de quo conferendum est cum capellano eius, debet illa servari et maxime in receptione pape (AGOP XIV L 1, f. 60rb-va).


Abbreviazioni e sigle 


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