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Aggiornamento bibliografico

DHN 12 (2003101 n° 470: Ricoldus de Montecrucis, Confutatio Alcorani (1300). Martin Luther, Verlegung des Alcoran (1542). Kommentierte lateinisch-deutsche Textausgabe von Johannes Ehmann (Corpus Islamo-Christianum, Series Latina 6; Echter Verlag, Würzburg; Oros Verlag, Altenberge, 1999 [Der Text basiert nicht auf der kritischen Ausgabe von Jean-Marie Mérigoux (in: Memorie Domenicane 1986), sondern auf der lateinischen Rűckűbersetzung des Bartholomaeus Picenus von 1506, die der Ausgabe Martin Luthers (WA 53) zugrunde lag. In Form einer Synopse wird dieser lateinische Text mit Luthers übersetzung sowie der deutschen übersetzung von Ehmann geboten. Dem Text vorangestellt ist eine Einfűhrung (1. Luther in der Auseinandersetzung mit dem Islam, 2. Zu Leben und Werke (!) des Ricoldus de Montecrucis); auf die Confutatio mit den beiden übersetzungen folgt ab S. 191 der Kommentar].

[2003] http://www.geocities.com/dantestudies/confutatio.html

The Confutation of the Koran: or the law of the Saracens by Riccoldo of Montecroce translated into English by Edward Arthur Naumann, from the version made by Bartholemaeus de Monte Arduo.

I do not think the translation is of outstanding quality – had I done the work in a couple of years' time, it would be much better.  But the lack of a translation from the Latin was, in my mind, an urgent matter.  Recently several others have translated Luther's German translation of the Latin.  However, such a translation begins, in my view, to stray unacceptably far from Riccoldo's intended meaning.  Indeed, I myself, though I would have liked to have translated from Riccoldo's original Latin, due to the unavailablility of the text  – to me at any rate – have had to use Bartholomew of Picenum's Latin translation of Demetrius Cydonius' Greek translation of Riccoldo's original work. [2003]

Dunque: dall'originale latino di Riccoldo (1300) al greco di Demetrio (1385), dal greco di Demetrio al latino di Bartolemeo da Monte Arduo (ed. 1506), dal latino di Bartolemeo all'inglese di Naumann (2003)!

Maria Corti [1915-2002], Scritti su Cavalcanti e Dante, Torino (Einaudi) 2003. Ne prendo conoscenza nel 2007. Rigore filologico, sorprendente e piacevole analisi letteraria, ampio filtro delle fonti storico-filosofiche. La "Commedia" di Dante e l'oltretomba islamico (1995), pp. 365-79 (nulla su Riccoldo, che pure poteva interessare, se non altro per fissare l'alterità qualitativa delle conoscenze islamiche in circolazione nella medesima area geografica e cronologica; e nulla su Remigio dei Girolami nell'ampia sezione "Parte Terza" su filosofia dantesca e risorse aristoteliche trasmesse dalle traduzioni latine, pp. 117 ss). Indice dei nomi, pp. 391-99.

Importanti, mi sembrano, le tre piste metodologiche per valutare eventuali interdipedenze testuali:

«Se si vuole mettere in qualche rapporto la Commedia con la produzione araba e islamica in particolare, l'operazione, per essere attendibile, va condotta con il concorso di tre possibilità metodologiche. Prima possibilità: ci sono nella cultura processi di interdiscorsività per cui è impossibile rinvenire la fonte diretta di una notizia o di un dato in quanto ormai quella notizia o quel dato circolano nella cultura, sono patrimonio comune in seguito a una coni-penetrazione interdiscorsiva. Con la riflessione supplementare che Dante è un artista, cioè è un «dotto» in funzione artistica.

Seconda possibilità: ci sono fenomeni di intertestualità per cui arriviamo a dire che un testo x offre un modello di struttura a un testo y, cioè un modello analogico, ma ciò non significa che il testo x sia necessariamente una fonte di y, cioè che l'autore del secondo testo abbia avuto sotto gli occhi il primo. Potrebbe, per esempio, averne letto un riassunto o udito un resoconto orale.

Terza possibilità: il testo x è fonte diretta di y; in questo caso la derivazione deve essere provata attraverso una corrispondenza non solo tematica, ma formale, estesa, perché non sia casuale, e isomorfa» (pp. 365-66).

■ Introdurrei - o espliciterei - anche la nozione di oralità, o modalità "orale" sia dell'apprendimento che della trasmissione; dall'enorme ruolo nella cultura premoderna, provveduta di superiore abilità mnemonica. Ma qui, come individuare le varianti insinuatisi nella trasmissione? e quali le convergenze testuali che possano provare una reale dipendenza di y dalla fonte x?

M. BARBER, La storia dei Templari, ed. PM, Casale Monferrato 2004 (VI ed.); in particolare c. 5, pp. 174-208, descrive il precario assetto politico-militare dei regni latini e l'avanzata dei sultani mamlùk alla vigilia del pellegrinaggio riccoldiano, e la situazione a ridosso del crollo dei regni latini nel 1291.

o. GRANELLA, I Racconti del Vecchio Pellegrino sulle vie dell'Anatolia, Parma (Ediz. Eteria-Paoline) 2004, pp. 194. Molte le riproduzioni fotografiche dell'attuale geografia della Turchia.

Riccoldo di Monte di Croce, Libro della peregrinazione; Epistole alla Chiesa Trionfante. Intr., traduz. e note di Davide Cappi, Genova-Milano (Marietti) 2005, pp. 214.

Ricevuto 7.XI.'05 copia da Cappi, che ringrazio. Traduce da ed. Kappler (1997), con frammentarie correzioni; non ha fatto a tempo a utilizzare il testo Liber peregrinationis qui riproposto (apr.-maggio 2005). Attento a migliorare, quando possibile, il disastrato testo delle Epistole. Ampia frequentazione della letteratura medievale sulla Terra santa permette al curatore d'offrire ricca presentazione e utilissime note. «Destinazione non specialistica» (p. LX), avverte l'autore. Lodevole specificazione, che a tempo debito sussurrerà al giovane studioso di rendere informazione a taluni rapidi asserti: contraddizione tra "opere buone" e "cattiva legge" (XXXIV-XXXV); «membro di un Ordine nato proprio per estirpare gli eretici» (p. LIV); «nella gerarchia scolastica domenicana era detta Studium generale la Facoltà di Teologia» (100 n. 402); ecc. ecc. Ma nell'insieme buona divulgazione italiana di Riccoldo.

Campione di collazione:

B = Liber peregrinationis: Berlin, Staatsbibliothek lat. 4°.466, ff. 1r-24r (codice d'autore)

K = ed. Kappler (1997)   |     C = traduz. Cappi (2005)

Liber peregrinationis

B

K

C

(1) non tamen volunt confiteri quod Deus sit natus de virgine, vel virginem Dei genitricem, sed hominis genitricem tantum (14va) non tamen uolunt confiteri quod Deus sit natus de uirgine, uel uirginem Dei genitricem, sed hominis tantum (p. 138) non vogliono tuttavia confessare che Dio sia nato da una vergine, ovvero che una vergine sia genitrice di Dio, ma soltanto d’un uomo (p. 88)

(2) Solvunt matrimonia; et repudians uxorem, de licentia ecclesie accipit aliam. Sacerdos mortua prima uxore accipit aliam. Habent tres missas... (15vb)

Soluunt matrimonia et repudians uxorem de licentia ecclesie accipit aliam. Habent tres missas... (p. 148) e li [matrimoni] sciolgono, e chi ripudia la moglie ne prende un’altra con licenza della Chiesa. Un sacerdote a cui sia morta la prima moglie ne può prendere un’altra. Hanno tre messe... (p. 94)
(3) mangnam paupertatem et austeritatem et honestatem et humilitatem ostendunt. In quadragesima ieiunant tam in dominica quam in aliis diebus. Simile in quadragesima tam nestorini quam iacobini omnes... (16ra) mangnam paupertatem et austeritatem et honestatem et humilitatem ostendunt. In quadragesima tam Nestorini quam Iacobini omnes... (p. 148) fanno mostra di grande povertà, austerità, onestà e umiltà. In quaresima tanto i Nestoriani quanto i Giacobiti... (p. 96)
(4) Nota. Supradicta narravimus tam ad commendationem sarracenorum quam ad confusionem aliquorum cristianorum (19rb) Non supradicta narrauimus tam ad commendationem Sarracenorum quam ad confusionem aliquorum Christianorum (p. 172) Non abbiamo narrato le suddette cose tanto a elogio dei Saraceni, quanto a confusione di alcuni Cristiani (pp. 110-11)

In (2) C fa ricorso a ed. Laurent (1873) e ripara omissione in K per omeoteleuto su aliam. Testo assicurato da B. Mentre in (3) irrecuperata è la grave omissione in K per omeoteleuto su in quadragesima.

In (4) KC non sospettano della lezione Non (contro l'autentico Nota), se non altro a motivo della sua collocazione.


BurkharD Roberg: lettera 8 dic. 2005


Dicembre 2005.

Questione: Conosceva, Dante, il Contra legem di Riccoldo e ne fa uso in Inferno XXVIII?

Leggiti interessante scambio con Dr Otfried Lieberknecht:


4.I.2006: R. Nelli, Signoria ecclesiastica e proprietà cittadina. Monte di Croce tra XIII e XIV secolo, Comune di Pontassieve 1985.

Meriem-Faten Dhouib, Islam e cristianesimo, storia di un conflitto terminologico. Rivista di filosofia on-line, WWW.METABASIS.IT, marzo 2006 anno I n°1. http://www.metabasis.it/1/conflitto/ricercaDhouib.pdf

(...) E chiuderei con un esempio di neutralizzazione, un testo abbastanza curioso che s’innesca sul desiderio di conoscenza portando al superamento del conflitto e a un vero messaggio di pace, attraverso il testo viatico l’Itinerario [= Liber peregrinationis] ai paesi orientali di Riccoldo da Monte di Croce (1243-1320), personaggio oggi poco considerato, è riuscito ad essere uno dei maggiori arabisti della sua epoca. In vent’anni di predicazione missionaria in Oriente (Turchia, Persia, Mesopotamia), si è avvicinato concretamente alla cultura araba. Il frate fiorentino ha imparato la lingua araba poiché lungo il racconto troviamo degli indizi come «Unde in piò anni ch’io conversai con loro in Persida et in Baldac non mi ricorda ch’io pure una volta udissi cantare alcuno canto vano, né lascivo, ma pure senpre canti et laudi di Dio, u della comendassione della lor legge, u di Macometto. Et così in fra loro l’uno non-ffa beffa del’altro, né distrasiallo né diceli villanìa» (Volgarizzamento: Itinerario ai paesi orientali, Firenze BN, II. IV.53, c. 21r.  e 22v). Entra nelle scuole più prestigiose di Bagdad: «Dico in prima che lì ànno lo loro studio principale, indella preditta cità di Baldac, et quine vienno studenti di diverse provincie, unde v’ànno diversi luoghi diputati a studio et a contenplassione ad modo dei nostri grandi monesteri; e a tutti li studianti si provede del bene comune di pane et d’aqqua, et di questa provisione contenti intendeno a studiare et a contenplare, et in voluntaria povertà. Et in quelle scuole si spone lo loro Alcorano, nel quale si contiene la loro leggie, et non entrano mai se non a piedi schalsi, siché senpre e li maestri e li discepoli lassano li calsari di fuori, et quine con grande mansuetudine et modestia leggeno et disputano» (Firenze BN, II. IV.53, c. 19V.-20r.). Riccoldo era combattuto nel giudicare i saraceni, oscillava tra la condanna della loro legge e l’ammirazione per la loro reverenza nei confronti di Dio. Ho deciso di chiudere con questo testo perché ritengo che personaggi come lui hanno potuto varcare i confini del conflitto attraverso un dialogo effettivo di tipo culturale e linguistico. Riccoldo è stato forse tra i primi a usare la parola araba islami che portò a islamico e che ritroviamo in una epistola usato al plurale: «Et però li suoi seguaci non chiamano saracini, ma exsalamini che viene a ddire salvati, et noi reputano danpnati» (Firenze BN, II. IV.53, c. 28v.). Exssalamini corrisponderebbe all'aggettivo maschile plurale da islamii (......) ‘musulmano’. Infatti stando allo spoglio eseguito dai vari linguisti l’aggettivo islamico è molto più tardivo ed è attestato nel XIX secolo (...).

DHN 16 (2007) 152 n° 665 (Dorothea Weltecke). = Dorothea Weltecke, Die Macht des Islam und die Niederlage der Kreuzfahrer: Zum Verständnis der Briefe an die himmlische Kurie des Riccoldo da Monte di Croce OP, «Saeculum» 58 (2007) 265-296.

Stephen MOSSMAN, The Western Understanding of Islamic Theology in the Middle Ages. Mendicant Responses to Islam from Riccoldo da Monte di Croce to Marquard von Lindau, «Recherches de Théologie et Philosophie Médiévales» 74/1 (2007) 169-224.

Abstract: This article examines the defence of the immaculate conception of Mary in the works of the Franciscan Marquard von Lindau (d. 1392), principally the Dekalogerklärung, one of the five most widely transmitted vernacular works in pre-Reformation Germany. It establishes that Marquard’s justification rests on a set of pertinent Qur’ānic and related Islamic texts that he has collected together from the Pugio fidei, an anti-Jewish treatise in Hebrew and Latin by the Spanish Dominican Ramón Martí (d. c. 1285). Marquard’s explicit preference for the Islamic doctrine over the Dominican position, itself perfectly orthodox, regarding the issue displays an unprecedented receptivity towards Islamic theology, which is indicative of a more widespread renewed intellectual engagement with Islam and its doctrines outside the confines of religious polemics on the part of a series of notable mendicants in the period 1300-1450, including Riccoldo da Monte di Croce, Nicholas of Lyra and Robert Holcot. The evidence for the transmission and reception of Islamic theology in the period from the fall of Acre to the fall of Constantinople displays not intellectual stagnation, but the existence of a widened mental space in the period after the demise of the Crusader Kingdom of Jerusalem in which aspects of Islam both could and had to be (re-)evaluated in original and surprisingly often non-polemical ways.

K. Mallette, Muhammad in Hell, «Dante Studies» 125 (2007) 207-224; Riccoldo compare in pp. 210, 213-18, 222-24. Il periodico «Dante Studies» visto nella bibl. della Società Dantesca, 31.V.2010. Nulla di rigorosamente nuovo circa il rapporto Dante/Riccoldo. Tutto il fascicolo «Dante Studies» 125 (2007) "Dante and Islam". Il volume non poteva non richiamare agli studiosi dantisti il nome di Riccoldo; ma non vi ho scorto nessuna prova (di notizia o di intertestualità) che Dante (Inferno 28) conoscesse o utilizzasse il Contra legem riccoldiano.

THOMAS E. BURMAN, Reading the Qur’ân in Latin Christendom, 1140-1560,  Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2007, pp. vi-317.

Abstract: Most of what we know about attitudes toward Islam in the medieval and early modern West has been based on polemical treatises against Islam written by Christian scholars preoccupied with defending their own faith and attacking the doctrines of others. Christian readings of the Qur'an have in consequence typically been depicted as tedious and one-dimensional exercises in anti-Islamic hostility. In Reading the Qur'an in Latin Christendom, Th. E. Burman looks instead to a different set of sources: the Latin translations of the Qur'an made by European scholars and the manuscripts and early printed books in which these translations circulated. Using these largely unexplored materials, Burman argues that the reading of the Qur'an in Western Europe was much more complex. While their reading efforts were certainly often focused on attacking Islam, scholars of the period turned out to be equally interested in a whole range of grammatical, lexical, and interpretive problems presented by the text. Indeed, these two approaches were interconnected: attacking the Qur'an often required sophisticated explorations of difficult Arabic grammatical problems. Furthermore, while most readers explicitly denounced the Qur'an as a fraud, translations of the book are sometimes inserted into the standard manuscript format of Christian Bibles and other prestigious Latin texts (small, centered blocks of text surrounded by commentary) or in manuscripts embellished with beautiful decorated initials and elegant calligraphy for the pleasure of wealthy collectors. Addressing Christian-Muslim relations generally, as well as the histories of reading and the book, Burman offers a much fuller picture of how Europeans read the sacred text of Islam than we have previously had.

THOMAS E. BURMAN, How an Italian Friar Read His Arabic Qur'an, «Dante Studies» 125 (2007) 93-109:

Riassumo  -   Il ms Paris, Bibl. Nation. de France, Arabe 384, contiene una copia araba del corano. Due distinte mani, databili tardo '200 e inizio '300, redigono note marginali in latino. La prima delle due mani attribuibile, forse, a Raimondo Martí OP († 1284-85) (pp. 94-95, 104). La seconda delle due mani è quella di Riccoldo [† 1320, non 1316: p. 94 rigo 3]. Evidenze: 1a, medesimo in Riccoldo e in Arabe 384 il titolo delle sure laddove queste ancora si diversificavano; 2a, alta percentuale, nella seconda mano, di traduzioni latine di testi coranici così come riscontrabili nel Contra legem sarracenorum (CLS) riccoldiano (p. 95); 3a, una lunga nota in Arabe 384, f. 2r, è pressoché un abbozzo di cap. 9 del CLS (pp. 95-96); 4a, le note autografe a suo tempo identificate in BNF, Conv. soppr. C 8.1173 («Memorie domenicane» 17 (1986) Planche 2-7), sono medesima grafia della seconda mano di Arabe 384 (pp. 96-97). «Adding all this evidence together it becomes inescapably clear that the second set of Latin notes in this Arabic Qur'an manuscript are the work of the widely traveled Dominican scholar and missionary, Riccoldo of Monte Croce» (p. 97). Inoltre, in  più luoghi si constata revisione e miglioramento tra primitiva traduzione del testo coranico annotata in Arabe 384 e quella poi adottata in CLS (p. 97). E vi sono traduzioni non utilizzate in CLS  (pp. 97-98). Liber denudationis sive ostensionis aut patefaciens (titolo più corretto di Contrarietas alpholica correntemente usato) ed ampio uso, ma non acritico, che ne fa Riccoldo (pp. 100-03). Interazione tra conoscenze islamologiche di Riccoldo e quelle della tradizione ispanica, dalla traduzione coranica di Marco da Toledo (1210-11) al dotto confratello Raimondo Martí OP († 1284-85) (pp. 103-04). Che si articola in "dinamico paradosso": rigorosa conoscenza e personale lettura del corano arabo; dall'altra, intepretazione anti-islamica raccolta dalla tradizione iberica e da quella arabo-cristiana (pp. 104-06).

■ Un rammarico: nessuna tavola o riproduzione fotografica di qualche carta di Arabe 384 accompagna questo importante contributo del Burman, neppure quelle che coinvolgono gl'interventi autografi di Riccoldo. Il raffronto visivo poteva supplire la mancata collazione paleografica nei due testimoni; tanto più che, in definitiva, soltanto l'identità della mano riccoldiana nei due testimoni (evidenza n° 4a) è prova decisiva che è Riccoldo ad abbozzare in Arabe 384 quanto poi rielabora in Conv. soppr. C 8.1173; le prime tre "evidenze" infatti, da sole, sarebbero spiegabili anche sotto la mano di un anonimo polemista che dal CLS, e da altre fonti tradizionali, si provvede materiale controversistico antislamico. L'autore Burman, comunque, dà prova di competenza e di attendibilità.

■ agosto '11, trovo nel web:

http://it.wikipedia.org/wiki/File:BNF_MS_ar_384.jpg  = Paris, BNF, Arabe 384, f. 237r:

File:BNF MS ar 384.jpg

Nel margine sinistro, giunta 1a (dic: revelatum est...), 3a (damus consortem...), 4a (postea addiderunt...). Controllo e confronto le caratteristiche grafiche con la consolidata autografia riccoldiana («Memorie domenicane» 17 (1986) Planche 2-7): lettere d, x, h, or, ē, ecc. Credo di sì, ci troviamo di fronte a talune note marginali attribuibili alla mano di Riccoldo, come propone Burman; in scrittura più corsiva e meno libraria, come consono a note marginali. È stato individuato, in altre parole, l'esemplare del Corano avuto sotto mano da Riccoldo!

■ Di How an Italian Friar ho notizia da dott.ssa Michelina Di Cesare (n. 1975, borsista del Kunsthistorisches Institut in Florenz, Via Giuseppe Giusti 44) 24/05/2010; che poi me ne provvede fotocopia. E la Di Cesare mi dona estratti dei suoi due contributi seguenti (grazie di cuore!):

M. Di Cesare, Problemi di autografia nei testimoni del "Compendium" e della "Satirica ystoria" dei Paolino Veneto, «Res publica litterarum» 30 (2007) 39-49.

Preziosa e convincente analisi per identificare l'autografia di Paolino Veneto OFM (1270/74-1344), che interviene di sua mano in codici d'autore (testo base trascritto da copisti professionali).

M. Di Cesare, New sources for the legend of Muhammad in the West, «East and West» (Founded by Giuseppe Tucci; Istit. ital. per l'Africa e l'Oriente) 58/1-4 (2008) 9-31.

■ Paolino Veneto OFM (1270/74-1344), Satirica ystoria c. 190: De imperio Heraclii et suis contemporaneis, Tempora Heraclii, Gesta Mahumet et Saracenorum, da Vat. lat. 1960, ff. 210vb-211va; originale latino e traduz. inglese, pp. 12-25. Per l'allora significato dell'aggettivo satiricus terrei conto dei dizionari medievali: Uguccione da Pisa [ 1210], Derivationes II, 1063-64.

■ Giovanni Colonna da Roma OP (1298-1343), Mare historiarum (1340 ca.) lib. VI, c. 91: De Macumeto seductore et qualiter variis deceptionibus quamdam matronam seductam accepit uxorem et qualiter velut magus homines illius regionis simplices, ut sibi adher<er>ent, variis prestigiis seduxit, da Vat. lat. 4963, ff. 312vb-313va; originale latino e traduz. inglese, pp. 26-29. Cf. SOPMÆ II, 399-400; IV, 147.

Entrambi gli autori trasmettono l'antica e persistente legenda su Muhammad e sua "lex". Nessuna conoscenza diretta del corano. Nessun intreccio testuale con Riccoldo.

13/11/2008. Otfried Lieberknecht, su Dante/Riccoldo. Grazie della lettera.

«Dominican history newsletter» 17 (2008) 55 n° 170; 152.

Gennaio 2009. Riccoldo/Remigio?

vulgo13.htm


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