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quis Remigius?

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1980-2001

A. GAVRIĆ, Narav i znacenje metafizike kod prvih tomista: primjer Remigija iz Firenze [Nature et signification de la métaphysique chez les premiers thomistes: l'exemple de Rémi de Florence], dans: Anto Misic (ed.), Oci vjere. Zbornik u cast Josipa Curica SJ, Zagreb, 2002, pp. 48-67. DHN 13 (2004) 70-71: compendio della tesi di dottorato (giug. 2003), sul De modis rerum. Id., La natura e il significato della metafisica in R. de' G. O.P. († 1319), «Divus Thomas» 36 (3/2003) 26-59; Le modus et les transcendantaux dans le traité "De modis rerum" de Rémi de Florence, «Mediaevalia. Textos e estudos» (Univ. do Porto) 23 (2004) 277-91.

Risultati immagini per Francesco Bruni Francesco Bruni, La città divisa. Le parti e il bene comune da Dante a Guicciardini, Bologna (il Mulino) 2003, pp. 622.

Premessa, p. 9

I. Lo spirito di fazione nei Comuni medievali, p. 19

II. Nascita e affermazione dell'Osservanza, p. 145

III. Predicatori nel mondo italiano del Quattrocento, p. 251

IV. Immagini sacre, immagini profane, monogramma di Cristo, p. 343

V. Le immagini e il segno dell'Osservanza dal Quattro alla prima metà del Cinquecento, p. 405

VI.  Le «parti» in Machiavelli, il «particulare» e il bene comune in Guicciardiní, p. 459

Bibliografia, p.  547

Indici, p. 601

In particolare interessano i nostri temi: pp. 40-47 (con pregevole trad. ital. di taluni brani del De bono comuni), 58-60, 604-05 (Dante), 607b (Remigio); pp. 16-40 (Giordano). Ma di diretta pertinenza l'intero primo capitolo, pp. 19-144.

Recensione, MD 35 (2004) 341-42:

Un gran bel libro. E un gran bel dono, di cui ringrazio l’Autore. Parti, fazioni, divisioni ecc., di contro alla costruzione della polis nella società comunale dell’Italia mediana. Il meticoloso percorso filologico restituisce tempi lunghi al lessico originario, che raccoglie come in uno specchio sguardi e sentimenti di frenetica crescita da contemperare con la vocazione alla comunità; concorrenza scontro violenza da ordinare entro le possibilità di tenuta dell’edificio politico; odio vendetta brutalità da commisurare [conimisurare ed.] con la condivisione legittima delle fortune private e pubbliche. In una sequenza generosa di pagine e testi originali [onginali ed.] che evolvono ben presto in categorie non ingenue a dar volto a persone e ceti sociali che concorrono alla costruzione della città e delle sue regole di sussistenza. E che lasciano sufficienti interstizi per intravedere lotte di prodominio ora consortili ora di classe, man mano che il soggetto sociale evolve da identità di ceppo familiare ad affinità di compagine politica.

Il tutto entro la peculiare originalità d’approccio. Fonte primaria la storia letteraria; che approda sì alla fattualità sociale del conflitto parte/tutto, persona/società; ma raggiunta e raccolta in quella intensa rappresentazione che ne facevano le parole dei cronisti, i racconti dei protagonisti, gli epistolari delle famiglie, le rampogne dei predicatori. I predicatori, sì. Perché il secondo elemento che concorre all’originalità a La città divisa è il vasto ruolo riconosciuto ai religiosi, predicatori, teologi; in primo luogo alla vasta attività devozionale e oratoria svolta dai riformati francescani tre-quattrocenteschi; ma anche a quella fiorentino-domenicana sfociata nel caso Savonarola. Legittimità d’approccio storiografico confermata dal costante riscontro sia nel linguaggio che nei comportamenti degli attori della vita comunale. “Rappresentazione letteraria” delle parti e della sua dilatazione emotiva. Senza tentazione di sostituirla alla dinamica reale, produttiva di conflitto o di mediazione politica man mano che la costituzione comunale dava ordine e legittimità partecipativa alle campagini della base sociale. Approccio benvenuto tuttavia, anzi necessario rispetto ai più frequentati percorsi storico-sociali, per illustrare quella fascia di formazione di etica “politica” che prepara ed alimenta le forme storiche della polis; che fonda possibilità e varietà di consensi ai gradi di partecipazione al bene comune; capace, all’occasione, anche di denunciare abusi e sopraffazioni del più forte. La denuncia è quasi sempre dal pulpito; di chiesa o di piazza; dall’enorme risonanza cittadina. Il pulpito dunque e i suoi attori, comprimari costruttori della città e suggeritori delle posssibili condivisioni civili delle sue fortune.

  Emilio Panella, 13 genn. 2004

Maria Corti, Scritti... (2003).

M. Michèle Mulchahey, Dominican Teaching in Dante’s Florence. Remigio de’ Girolami and the Schools of Santa Maria NovellaConferenza, Villa I Tatti (Via di Vincigliata 22, Firenze), 15 April 2004, h. 18,00. Bella sintesi, prevalentemente incentrata sui sermones prologales. L'autrice mi dice che lavora all'edizione dei prologi. http://www.itatti.it/

A. Maierù, Dante di fronte alla Fisica e alla Metafisica, «L’Alighieri. Rassegna dantesca» 23 (2004) 5-27. Estratto gentilmente inviato dall'A. Pregevole ricerca su divisione e articolazione delle discipline filosofiche sia in ordine noetico che didattico. “Libri naturales, studium in naturis, in naturalibus” e simili (“in philosophia”): denominazione comprensiva di Fisica e Metafisica, in posizione media dopo le discipline logico-linguistiche (“in  logicalibus”, “in arte nova et veteri”) e prima di etica e teologia; anche nella didattica degli studi domenicani regolati dagli atti dei capitoli provinciali. Interessa in particolare la Divisio scientie; affinità e divergenze con Dante. Costui «ha una estesa conoscenza del corpus aristotelico, spesso mediata da Averroè e dai commentatori latini, soprattutto Alberto Magno e Tommaso d'Aquino, e conosce anche l'ordinamento dei libri naturali» (p. 19). «Riassumendo, le due discipline filosofiche sono così caratterizzate dal Poeta. La Fisica ha per oggetto il corpo mobile (di movimento locale, quantitativo o qualitativo), materiale e perciò sensibile e corruttibile, ossia soggetto al processo di generazione e corruzione. La Metafisica, a sua volta, ha per oggetto le sostanze prime, immateriali, cioè sussistenti senza materia (separate dalla materia) e che perciò sono insensibili e incorruttibili» (p. 22).

DHN 14 (2005) 157.

AA.VV., La memoria ritrovata. Pietro Geremia e le carte della storia, Catania (Maimone Ed.) 2006, 151-53; e quanto tocca soprattutto il Sermo (o principium) de laude scientiarum (1445) e il suo genere letterario.

A. OLIVA, Les débuts de l’enseignement de Thomas d’Aquin et sa conception de la sacra doctrina, Paris (Vrin) 2006, 410a voce "Remigius...". Recensione, MD 38 (2007) 260-61.

Georg Koridze, Remigius Florentinus, in Thomisten-Lexikon, hg. D. Berger & J. Vijgen, Bonn (Verlag nova & vetera) 2006, pp. 552-554.

A. Gavrić, Une métaphysique à l'école de Thomas d'Aquin. Le "De modis rerum" de Rémi de Florence O.P. († 1319), Fribourg 2006. Recensione, MD 38 (2007) 262-64.

(2007) Inizio la traduzione italiana, qui in rete, delle opere remigiane. Terminata la traduz. di Quolibet II in settembre 2008.

Cecilia Iannella, Civic Virtues in Dominican Homiletic Literature in Tuscany in the Thirteenth and Fourteenth Centuries, «Medieval Sermon Studies» (Maney Publishing) 51/1 (2007) 22-32. Notizia da internet, dic. 08.

Abstract:

From an historical perspective, the theological writings of Remigio dei Girolami and the preaching ad populum of Giordano da Pisa (different in content, form, and language) present themselves as specula societatis which reflect many aspects of contemporary urban society, and show the various levels of Dominican pastoral activity. In them the moral behaviour of the individual acquires a social dimension, extending out from the private to the public sphere and involving the whole civic community. The concepts of common-good, of justice, of peace and concord, of pardon linked to patience and mercy are presented as 'civic virtues', and are introduced into the local communal life. However, the difference between theory and reality, between models of behaviour and actual practice, leads the two friars to adopt an extremely pragmatic attitude: the object of their pastoral aim is the identification and the explanation of virtuous conduct rather than the analysis and definition of virtue as a concept. This is a method which tries to find a compromise, a point of contact between two cultures, religious and lay, and which dovetails with the moralization of individual and collective behaviour which is at the core of the treatises of Remigio and the sermons of Giordano.

Jodi Hodge, The Virtue of Vice: Preaching the Cardinal Virtues in the Sermons of Remigio dei Girolami, «Medieval Sermon Studies» 52/1 (2008) 6-18. Cf. DHN 17 (2008) 151.

Abstract:

Many historians have studied the Dominican preacher, Remigio dei Girolami, for his insightful, if severe, views on Florentine politics and theory in the fourteenth century. While Remigio's political treatises have earned translations and commentary, his sermons have not enjoyed the same attention. Moreover, the Dominican has often been regarded as anextremist of political thought and his religious roles as preacher and lector at Santa Maria Novella dismissed. This article questions the divisions some historians have made between Remigio's political and spiritual writings, implicit in the neglect of the latter works. This article argues for a more holistic approach to looking at Remigio's works and to incorporate his Sermones de sanctis into the political and philosophical views expressed in his more popular treatises. As a case study, the article explores five sermons for the feast-day of the Dominican patron saint, Mary Magdalen, written around 1300. In particular, this article builds upon certain themes Remigio dei Girolami develops in his political treatises, namely Aristotle, under the guise of the cardinal virtues and the role of virtuous citizenship.

Mariella Carlotti, Il lavoro e l'ideale, Firenze (Sef) 2008, 34-35. «Un ciclo come quello delle formelle del Campanile di Giotto, sintesi di una complessa cultura diffusa, ha sicuramente un suo ispiratore diretto o indiretto. Probabilmente di tratta di fra' Remigio de' Girolami, un teologo domenicano attivo in Firenze tra il Due e il Trecento, discepolo di san Tommaso d'Aquino a Parigi e forse a Napoli, ritenuto inoltre tradizionalmente il maestro di Dante. In un suo trattato dell'inizio del Trecento, intitolato Contra falsos Ecclesiae professores, la parte dedicata al lavoro presenta infatti delle soprendenti analogia con il ciclo del Campanile» (34). (cartella Gotti)

Contra falsos ecclesie professores: posteriore a Divisio scientie (1280-1295), anteriore a De bono comuni (1301-1302)

AA. VV., Dal convento alla città. Filosofia e teologia in Francesco da Prato OP (xiv secolo). Atti del Convegno Internazionale di Storia della Filosofia Medievale (Prato, Palazzo Comunale, 18-19 maggio 2007), a cura di F. Amerini, Firenze 2008, 19, 96-97 (Utrum elementa sint actu in mixto), 136.

LUCA LOMBARDO, Le rappresentazioni dell'avarizia in Remigio dei Girolami e in Dante, «Pan» 24 (2008) 231-52. Utilizza l'ultima sezione del trattato remigiano De peccato usure, ed. O. Capitani, «Studi Medievali» 6/2 (1965) 611-60 [e accanto a questo ripongo l'articolo LOMBARDO, Le rappresentazioni]. «Queso raffronto [tra Inf. XVII e capitolo finale del De peccato usure] non produce alcun indizio per l'episodio dantesco di una dipendenza diretta dalla rappresentazione remigiana; né tale dipendenza può essere postulata laddove, come per gli avari del IV cerchio, esiste un appiglio testuale minimo ma troppo poco stringente per essere assunto al rango di prova. L'immagine del pugno chiuso infatti rappresentava uno dei simboli più riconoscibili dell'avarizia ed è classificabile come testo iconografico poligenetico, per il quale non è redditizio ricercare i modi ed i criteri di trasmissione: ogni tentativo di rintracciarne la traiettoria culturale, attraverso cui giungeva all'impiego dantesco, difficilmente approderebbe ad un'ipotesi di sistemazione verticale, dalla quale risalire ad una possibile fonte» (pp. 251-52).

D'accordo con le considerazioni finali. Nelle ricerche delle "fonti bibliche", mai dimenticare la "glossa biblica" che accompagnava sempre il testo della vulgata latina, e oralmente diffusa dalla pubblica predicazione e dalla paraliturgia. La diffusione tramite l'oralità (dispute pubbliche e predicazione) rende meno ossessiva la dipendenza intertestuale.

Del contributo del Lombardo me ne passa copia d'estratto la dott. Paola Gotti, sett. 2009. Grazie!

J.-P. Torrell, Initiation à saint Thomas d'Aquin, 3e éd., Fribourg-Paris 2008 [presso p. Marino].

«Dominican history newsletter» 17 (2008) 50-51 n° 145, 151.

Gennaio 2009. Remigio/Riccoldo?

Paola Gotti, lettera 17.VII.2009, Univ. di Reading (Berkshire)http://www.reading.ac.uk/

La Gotti (fiorentina d'origine) viene a trovarmi, Firenze 4.IX.2009. Abbiamo un lungo e simpatico colloquio circa il suo progetto di ricerche Remigio/Dante.

J.M. Blythe, The Worldview and Thought of Tolomeo Fiadoni (Ptolemy of Lucca), Turnhout (Brepols Publishers, Disputatio 22) 2009, p. 274a.

Paris, "Journée Thomas d’Aquin", Samedi 4 décembre 2010, avec LA SOCIÉTÉ THOMISTE

Ne ricevo copia del programma il 3.XI.2010: Hommage2010

La giornata di studio, nel pomeriggio prevede:

14h15 Ruedi IMBACH – Adriano OLIVA (Paris)

(Rémy des Girolami)

Hommage au Père Emilio Panella O.P., historien de l’Ordre dominicain et du thomisme médiéval

- Sono un po' commosso! Grazie di cuore agli amici Imbach ed Oliva!

A.F. Verde [† 23.XI.2010], Lo Studio Fiorentino 1473-1503, vol. VI: Indici, a cura di R.M. Zaccaria, Firenze 2010, p. 225a, lista della voce "Girolami". Utile per chi volesse inseguire la storia della famiglia nel periodo quattro-cinquecentesco."

M. BENEDETTO, Materia, corpi ed estensione in Giovanni Picardi di Lichtenberg, AA. VV., Deutche Thomisten des 14. Jahrhunderts: Lektüren, Aneignungsstgrategien, Divergenzen, Sonderdruck der «Freiburger Zeitschrift für Philosophie und Theologie» 2010. pp. 335-368 (mia cartella "BENEDETTO"). Interessa temi "Utrum elementa sint actu in mixto", "Utrum materia posset esse sine forma..." ecc.

2011 ss ...

Remigio dei Girolami

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