“Corale”, libro liturgico-musicale destinato alla recitazione corale: formato folio, coperta e piatti armati (borchie, puntali, tenoni ecc.), aperto sul badalone al centro del coro. corale E 149r cantantes in choro | organo e cantoria
Fra Nicola da Milano [fl. 1273-93], Collationes de beata Virgine, edited by M.M. Mulchahey, Toronto 1997, 59-60:
Corali: a) antifonario: libro liturgico contenente antifone, responsori e inni dell'ufficio delle ore (mattutino con ufficio delle lezioni, lodi, ore del giorno, vespri); dell'ordinario, santorale, comune; b) graduale (gradualis era il canto responsoriale che nella messa seguiva l'epistola, tradizionalmente eseguito da solista): libro liturgico contenente testi cantati del proprio e ordinario della messa. Entrambi appartenenti all'area "corale" della liturgia.
§ De officio cantoris. «Pertinet etiam ad eum <scil cantorem> libros ecclesiasticos corrigere diligenter in cantu et verbis et punctationibus et accentibus et hujusmodi: vel per se si scit, vel per alios si nescit, adhibita auctoritate prioris; et illos de choro mundos servare, praeparare, et reparare in camisiis et coopertoriis et in ligaturis, et male tractantes accusare. (...). Item debet procurare quod aliquod armarium habeatur in choro vel in sacristia vel alibi, prout videbitur locus magis idoneus deputatus ad hoc, in quo libri omnes de choro reponantur, praeter libellos processionales; et inde per ipsum, vel per alium si praelato visum fuerit, deportentur ad chorum tempore officii, prout necessarii fùerint, et postea reportentur» (B. Humberti de Romanis, Opera de vita regulari, ed. J.-J. Berthier, Romae 1888-89, II, 238-39).
AGOP XIV L 1, membr., 480 x 320, ff. 500, kg 15. Corpus liturgico OP delgi anni 1256-58 ca., tradizionalmente detto "prototipo di Umberto da Romans". Contiene 14 libri liturgici: ff. 1r- Ordinarium; 13r Martyrologium; 41r Collectarium; 58v Processionarium; 66r Psalterium; 87r Breviarium, in appendice Officium BMV cotidianum (f. 85v); 192r Lectionarium; 231r Antiphonarium; 323r Graduale; 370r Pulpitarium; 393r Missale conventuale; 422r Epistolarium; 435r Evangelistarium; 455r Missale minorum altarium. AA.VV., Aux origine de la liturgie dominicaine: le manuscrit Santa Sabina XIV L 1, Paris-Roma (Ecole franç. de Rome) 2004.
Pertinente ai corali di SMN potrebbe risultare l'Ordinarium OP, oggi BNF, Conv. soppr. G 7.969; verosimimente da datare XIIIex-XIVin. Pomaro, Censimento II, 279; Aux origine de la liturgie dominicaine 7-8.
L'ordinario OP (sec. XIII med) provvede testi liturgici di 25 dpT (= dominica post Trinitatem), laddove la liturgia della curia romana computa domeniche post Pentecosten maggiorando di una unità (ne tenga conto chi consulta Cappelli, Cronologia), e provvede 23 uffici domenicali (ufficio Dicit Dominus della 23a). La mobilità della Pasqua dà luogo a dpT estreme 22a-27a. La rubrica Sciendum quod dell'ordinario regola le liturgie delle domeniche variabili 22a-27a del calendario. Rompicapo di norme liturgiche; ma fruttuoso per intendere, ad esempio, cicli di libri corali (accertarne appartenenza, integrità ecc.), per datare sermonari, spiegare apparenti anomalie o "licenze oratorie", ecc. Sinossi delle domeniche delle due liturgie, romana e domenicana, in M. O'Carroll, The Lectionary for the Proper of the year in the Dominican and Franciscan rites of the thirteenth century, AFP 49 (1979) 79-103. La rubrica Sciendum quod dell'ordinario la si legge in Ordinarium juxta ritum sacri ordinis fratrum Praedicatorum <1258 ca.>, ed. F.-M. Guerrini, Romae 1921, 189 § 722: dove, se vuoi che tornino i conti, risarcisci l'involontaria micidiale omissione di tria e leggi: «Dominicalia officia sunt viginti tria, evangelia vero cum epistolis et orationibus suis viginti quinque».
Liturgia delle domeniche post Trinitatem (dpT) 22a-27a | |||
dpT |
officium |
epistola |
evangelium |
22a |
Si iniquitates |
Confidimus. Phil. 1,6-11 |
Simile est regnum. Mt 18,23-35 |
23a |
Dicit Dominus |
Imitatores. Phil. 3,17 - 4,3 |
Abeuntes pharisei. Mt 22,15-21 |
24a |
Dicit Dominus |
Non cessamus. Col. 1,9-11 |
Loquente Iesu. Mt 9,18-26 |
25a |
Dicit Dominus |
Ecce dies. Ier. 23, 5-8 |
Cum sublevasset. Io. 6,5-14 |
26a |
Dicit Dominus |
Ecce dies. Ier. 23, 5-8 |
Cum sublevasset. Io. 6,5-14 |
27a |
Dicit Dominus |
Ecce dies. Ier. 23, 5-8 |
Cum sublevasset. Io. 6,5-14 |
Caso. «Predicò frate Giordano <da Pisa> 1304 dì 15 di novembre domenica mattina in Santa Maria Novella. Impone manum super eam et vivet. <Mt 9, 18b>. In questa domenica d'oggi si canta nella chiesa quel medesimo vangelo dell'altra domenica…, e però v'ho proposta la parola ch'è di quello vangelo» (Moreni, Prediche II, 261-62; cf. nota in pp. 338-39; Delcorno, Giordano da Pisa 300). Il 15.XI.1304 cadeva nella 25a dpT (= 26a post Pent. nella liturgia della curia romana) e penultima dell'anno liturgico 1304 (Pasqua 29.III): in caso di calendario annuale di 26 dpT, il vangelo Loquente Iesu di 24a dpT, con sua epistola e orazione, viene ripetuto nella 25a dpT. La congruenza con la normativa liturgica dell'anno a 26 dpT conferma al di sopra d'ogni sospetto la datazione del sermone, nonché l'esattezza della data cronica trasmessa dai riportatori della predica giordaniana. |
Leggìo corale o badalone arrivato fino a noi, al centro della cappella maggiore, 1614-17 circa (vagamente “fine secolo XVI” nelle guide turistiche). ASMN I.A.7, Liber consiliorum A, f. 57v (11.VIII.1617) «propositum fuit a p(atre) priore patribus an vellent ut perficiatur opus pulpiti pro choro nostre ęcclesie, quod quidem opus inceptum fuit a bona memoria rev.di patris fratris Thome de Minerbettis, cum(?) quod ipse faber ligniarius habeat in manu de nostro conventu quinquaginta aureos de libris septem. Ad quod omnes assensum prebuerunt». Tommaso di messer Francesco dei Minerbetti da Firenze OP: 4.X.1592 nominato organista della chiesa (ASMN I.A.7, f. 31r), † 22.XI.1614 (Cr SMN n° 1033). In sua memoria ornano il badalone con le insegne dei Minerbetti (ASMN I.A.10, f. 105r), tre spade verticali in campo (I.A.11, ff. 33r-34r, 101r, 158v).
Corali di SMN, ASMN I.C.102. Lettera seriale maiuscola, A-P, sette-ottocentesca, incollata su dorso e piatto posteriore (in riposo il libro giaceva sul piatto anteriore?); n° d’inventario nazionale impresso meccanicamente in rosso nel verso del piatto anteriore, tipo S.M.N. 1350. Corali 14 trovati nelle scansie inferiori di ASMN. Altri due (me ne accorgo casualmente 31/03/1999, non menzionati da Orlandi, I libri corali) depositati in BiblDom a piè scaff. XXXII, fuori catalogo; rispondono a G n° 1356 e O secondo n° 1364 del ciclo. Consigliato il ricongiungimento di famiglia. 15/11/1999 ricongiunti per iniziativa del bibliotecario p. Marino.
I più antichi descritti da S. Orlandi, I libri corali di SMN con miniature dei secoli XIII e XIV, MD 82 (1965) 129-45, 193-224; 83 (1966) 43-61, 73-97; indispensabile strumento bibliografico di partenza. Uso estratto con paginaz. propria 1-95 (xerox BiblDom VII.264). Non perviene a identificare il 16 corali del medesimo ciclo: ignora G n° 1356 e O secondo n° 1364; in pp. 28-32 inserisce Pulpitarium (= ASMN I.B.57 Antiphonarium), estraneo a questo ciclo; vedi invece I.C.103 (I).
Tutti protetti da coperta di robusta armatura. Assi lignei di notevole spessore, coperti da cuoio marrone, qui e lì logoro. Puntali metallici di protezione su piatti, dorso e bordi. Tenoni o punzoni metallici di presa delle relative fibbie o cinghie di chiusura. Talune di queste distaccate o andate perdute.
Tutti membranacei, misure estreme mm 715/550x505/375. Peso medio di ciascuno: 13/15 kg. Non indicano grado liturgico (ma bisognerebbe censire iniziali figurate/decorate, e loro formato, in rapporto alla festività). Notazione neumatica quadrata nera, amensurale, in tetragramma rosso. Ciclo organico in più libri regolato da calendario liturgico annuale (nessun diurno/notturno), d’intesa con economia editoriale; dai lunghissimi tempi di vita e d’impiego (grafemi mediolatini, tipo michi, hanno disturbato gusti dei secoli successivi, che hanno suggerito d'eradere il c). Ricerca entro temi o tempi circoscritti non può ignorare la cornice attiva dell’intero ciclo, che governa aggiornamenti innestati, vere e proprie “riedizioni” testuali, decorative e librarie con reimpiego del preesistente.
Identità e datazione delle mani al lavoro testuale prescindono per ora dalla decorazione (capilettera, ornamenti, miniature e loro presunti autori), complementare alla scrittura della pagina nel processo esecutivo del libro
(cf. AA.VV., L’ordine dei Servi di Maria
nel primo secolo di vita, Firenze 1988, 289-93 pagamenti del materiale e degli artigiani che si succedono al lavoro, 314 a proposito della scrittua termine post quem, sebbene «raramente si sia atteso molto tempo ad aggiungere la miniatura»). Precedenza valutativa data a tratti grafici periferici, a più alto automatismo e meno soggetti al canone di scuola, dal valore discriminante: 2=r dopo
lettera ad occhiello, prolungamenti di h g x, tegragramma, custos,
tecniche di richiamo fine fascicolo, esecuzione della differentia Evovae/Euouae
(evovae:
acronimo di frequente ricorso tra le istruzioni esecutive dell'ufficio cantato; convenzionalmente le vocali dell'epigrafico
secvlorvm amen, dette differentie; stanno in luogo delle sillabe variabili nella cadenza finale dei toni salmodici).
C. De Benedictis,
Una testimonianza di arte fiorentina in territorio senese: il Graduale della Parrocchiale di Prata, opuscolo
Il Graduale di Prata. Storia di un libro liturgico, Prata (Circolo culturale di storia e delle tradizioni popolari) 2000, 11-21: suggerisce richiami di stile miniaturistico tra graduale conservato in Prata (pr. Grosseto) e corali di SMN.
Labriola
(2004).
Per la tradizione iconografica dell'ornamento periferico delle miniature,
tieni presente: J. BALTRUŠAITIS, Il Medioevo
fantastico. Antichità ed esotismi nell’arte gotica, Milano 1993.
Fra Eustachio di Baldassarre
da Firenze
OP († 25.IX.1555,
83enne), converso: «egregius miniator, id quod inter alia ipsius opera,
psalterii liber in dextera nostri chori parte locatus, facile attestatur. Tanta
quoque, dum viveret, memorię tenacitate pollebat ut usque in senectam et senium
rhythmos ac versus Dantis quamplurimos, quem sibi semper habuit familiarem,
nullo labore - quum sese offerret occasio - recitaret» (Firenze, Bibl.
Laurenziana, S. Marco 370, f.
179r).
Miniare da minium, rosso-aranciato ottenuto con pigmento d'ossido di piombo; minio scambiava talvolta con cinabro, pigmento naturale di color rosso vivo da solfuro rosso di mercurio (vedi tavolozza in
Cennino Cennini, Il libro dell’arte, ed. a c. di F. Brunello, Vicenza 1993, 96bis). Arte di dipingere immagini di piccole dimensioni, solitamente entro la lettera iniziale capitale, con colori ad acquerello o a tempera, su membrana ("pergamena"). Si diceva anche "alluminare, illuminare", ossia
dipingere con colori trattati e fissati su supporto d'allume di rocca.
Un'interesante lettura su tecniche dei miniatori medievali? o meglio su l'arte di selezionare e lavorare le materie dei colori e loro impasti: la trovi descritta in un anonimo trattato del secondo '300, d'area italica, edito, tradotto e commentato (con ottica di storico della chimica): De arte illuminandi, a c. di
F. Brunello, Vicenza 1992; in pp. 145-95 Compendio sulla tecnica della miniatura medievale. Un saggio?
come facevano l'azzurro oltremarino delle miniature? ecco "De arte illuminandi" pp. 104-07 | |
Et nota quod, si azurium ultramarinum est bene subtile et mundum, potest ìn vasello sive in cornu cum tempera sive aqua cum digito miscerí; sin autem non sit bene subtile, tunc molendum est super lapídem, qui non fodiatur cum molítur, quia deguastarentur azurium et alii colores duri, vídelicet gialloIinum, quia de aliis coloribus mollioribus non esset tanta vix. Redeo ad azurium ultramarinum grossum et non bene lotum, quod teri debet cum quarta parte vel minus salis armoniaci, et postea cum aqua communi vel lixivio non nimis forti; et, molito ad placitum grossitudinis et subtilitatis, micte in vase terreo vitreato et amplo, secundum quantitatem azurii, et desuper pone de aqua communì clara, ita ut supernatet, et misce cum manu vel baculo, et permicte residere, et eice aquam caute, et pone aliam aquam recentem et misce, et pausata, iterum eice, et hoc fiat donec aqua exeat clara et azurium remaneat purum et sine salzedine, et sicca ad umbram, et serva. Et si vis quod sit in ultima subtilitate, tere ipsum sine tactu, et pone in vase cum multa aqua communi, et misce bene, et cola per sindonem sive pannum lineum, donec exeat totum illud quod poterit exire, et permicte residere, et eice aquam, et quod remanet in fundo vasis desicca ad aerem absque sole, quia optimum erit ad omnes operationes quoad subtilitatem, sive cum penna sive cum pinzello. |
Nota che, se l'azzurro oltremarino è molto fino e puro, si può mescolare col dito insíeme con la tempera e con l'acqua entro il vasetto o il corno; se non è molto fino, allora si deve macinare sopra una píetra che non si scavi quando vi si macina, perché si sciuperebbero l'azzurro e gli altri colori duri, come il giallolino. Degli altri colori píù fragili non è così grande la forza. Ritorno all'azzurro oltremarino grosso e non ben purgato, che si deve macinare con una quarta parte, o meno, di sale ammonico e quindi con acqua comune o liscivia non troppo concentrata; macinato che sia a seconda della grossezza o finezza che desideri, mettilo in un vaso di terra ínvetriato ed ampio secondo la quantità dell'azzurro, versavi sopra dell'acqua limpida, che lo sommerga, mescola con la mano o con un bastoncino, e lasciatolo depositare togline cautamente l'acqua; poi rimettine di nuova, rimescola, e dopo riposo, buttala via di nuovo, tutto ciò si ripeta finché l'acqua esca limpida e l'azzurro resti puro e senza residui salini. Fallo seccare all'ombra e ponilo in serbo. Se vuoi che riesca finissimo, riducilo in polvere impalpabile, ponilo in un vaso con molta acqua comune rimescolandolo bene, e filtralo cori una tela sottilissima o con un pannolino finché ne esca tutto ciò che potrà uscirne. Lascialo depositare, togline l'acqua e fa asciugare all'aria, ma non al sole, ciò che resta in fondo al vaso, poiché esso, per la sua finezza sarà ottimo per tutti í lavori, sia da farsi con la penna sia col pennello. |
Cornice cronologica:
Unica mano scrive antifonari ABEF (XIIIex). Iniziali filigranate o istoriate.
Altra mano scrive graduali (sezione originale) IKLM (XIIIex, estremi massimi 1270-1298). Iniziali filigranate o decorate.
Isolata mano scrive (XIVmed?) antifonario N e lavora a taluni aggiornamenti ad antifonario H.
Nel 1582 Piero da Tramoggiano (Casentino, pr. Arezzo) OP scrive antifonari C e P, in sostituzione dei precedenti consunti. Iniziali solo filigranate.
Il fiorentino Stefano dei Mori OP scrive nel 1618-19 antifonari D G O primo e secondo, «necessitate urgente ob antiquorum consumptionem» (ASMN I.A.9, f. 108v). Iniziali filigranate o decorate, corpo monocromo alternativamente rosso e azzurro, grandezza un rigo di scrittura. Scrive inoltre il pulpitario I.C.103 (I).
Foliazione in lettere romane, color rosso, al margine medio esterno della carta: da studiare, perché potrebbe risultare utile a definire altri elementi comuni al ciclo, alla sua evoluzione, ai suoi tempi di uso. Annoto: a inzio dei singoli uffici, su taluni incipit delle partizioni liturgiche (resp., vers., off. ecc.) è sovrapposto un numero romano in rosso; fatto parziale controllo, il rinvio trova riscontro nella foliazione del medesimo corale, là dove il testo liturgico è dato in extenso.
1717. ASMN I.A.19, f. 18r (4.I.1716/7): il consiglio conventuale approva proposta priorale di spendere «quotquot opus esset ad construendum illud ligneum instrumentum quod stat in medio chori ad horas canonicas missasque cantu persolvendas, quatuor aspetuum [sic], veteri servato, gratia illud vendendi, ob maiorem librorum choralium custodiam».
1738. ASMN I.C.103 (II) Index antiphonarum et missarum
9.III.1827 «rilegati e accomodati n° 16 libri corali e rimessi ad alcuni i finimenti d’ottone» (ASMN I.C.115, f. 22r): i 16 corali di questo ciclo a noi pervenuto? Sì! 1871
A seguito della soppressione 1866, taluni libri corali di SMN furono trasferiti in San Marco. In M. Scudieri, San Marco. Guida completa al museo e alla chiesa, Firenze 1995, 109, frammento di f. 13v da «antifonario D (ms 564) proveniente da SMN, conv. di cui il Museo ospita una ricca serie di corali»: la g che vi compare (occhiello chiuso ad angolo in sottorigo) richiama quella dei nostri antifonari ABEF. Da confermare tramite più pertinente collazione. V. Marchese, Memorie dei più insigni pittori…, Genova 1869, I, 230 (due grandi salteri veduti nel noviziato di SMN, dunqe prima della soppressione; controlla precedenti edizioni ); Orlandi, “Necrologio” II, 712 (ms 559 H,m 560 I), in addizione a II, 53. Labriola, Aspetti della miniatura 206, Cat. 64: Lezionario ms 621, conservato in Museo San Marco, reca nella retrocoperta la nota "17 sett. 1867 da S. Maria Novella". Idem per il Salterio ms 624 (ib. 186a)
Convenzione 3.IX.1868: → 1022.pdf
1869 inventario comunale.
Il "n° nel verso del piatto anteriore, tipo
S.M.N. 1350, risponde a quello
dell’inventario nazionale, pp. 139-141: tutti i nostri 16 corali sotto i relativi
numeri d'inventario 1350-1365; brevissima
descrizione, riporta denominazione per lettere maiuscole A-P. A proposito di
corale A: «varie miniature, non però di merito artistico»! (p. 139a, n° 1350).
La ricognizione 1941 annota "mancante" per corali G, N.
La semplice registrazione inventariale lascia impregiudicata la
questione se il
Comune di Firenze sia reale proprietario di tali beni o concessionario e
amministratrore da parte del Fondo culto, Ministero degli Interni; questione del
resto estranea a questo nostro Catalogo.
28.XII.1880: «Al Paoli per lavori fatti al leggio di coro per riporre i libri corali £ 3» (ASMN I.C.124, f. 41v; cf. I.C.123, f. 108r).
lugl. 1903: «Al valigiaio per accomodatura del libro corale (M) £ 6» (ASMN I.E.181, f. 50r).
dic. 2003 - genn. 2004. Dietro richiesta della Soprintendenza per i Beni Artistici vengono eseguite riproduzioni fotografiche professionali, a colore, delle miniature (solo iniziali istoriate) dei corali A, B, E, F, H. Ne detiene diritti il fotografo Antonio Quattrone; direttamente a costui si rivolga chiunque ne desidera copia (digitale o su carta).
3.V.04. I corali A, B, E, F, prelevati da ASMN per essere sottoposti a un leggero restauro del cuoio di coperta; per B anche reinserimento delle tre carte resecate. Da trasferire poi alla Galleria dell'Accademia (V. Ricasoli 58-60), mostra L'arte a Firenze nell'età di Dante 1250-1300 (1 giugno - 29 ag. ' 04), promossa dal Ministero Beni e Attiv. Culturali.
Studia le miniature dei corali A. Labriola, Aspetti della miniatura a Firenze nella seconda metà del Duecento, in AA. VV., L'arte a Firenze nell'età di Dante 1250-1300, Firenze (Giunti) 2004, 184-201, con molte riproduzioni.
27.IX.04. Corali A, B, E, F, riconsegnati ad ASMN. Hanno beneficiato di piccolo restauro alla pelle di coperta. Reinserite al loro posto le tre carte a suo tempo asportate da B.
dic. 2004 - genn. 2005. Studio e descrivo, sia pure sinteticamente, i tardivi corali rimessi in I.C.103, sorvolati nel catalogo a stampa. Da non tralasciare quando si volesse raccoglier notizie circa durata impiego abbandono del ciclo "corali I.C.102".
AA. VV., Canto e colore. I corali di San Domenico di Perugia nella Bibl. comunale Augusta (XIII-XIV), Perugia (Volumnia Ed.) 2006. BiblDom XXXV.4.46. Pregevole frutto di contributi interdisciplinari. Colpisce una preziosa acquisizione metodologica: le miniature non vengono dissociate dalla parola, quasi estrapolate e contemplate nella loro solitudine estetica, ma tenute entro il tutto del prodotto "corale": parola suono immagine, loro rappresentazione e loro supporto materiale. Dei "corali" la miniatura è inscindibile frammento. A loro volta letti in continuo raffronto con la vita della comunità religiosa (qui il convento urbano dei frati domenicani di Perugia), che i corali costruisce e usa ("liturgia").
"La Nazione" 8.II.2009, Cronaca Firenze p. II, dà notizia: il Ministero degli Interni ha revocato la concessione d'uso di Santa Maria Novella al comune di Firenze.
6.X.2009. Ministero dell'Interno, Direzione centrale per l'Amministrazione del Fondo Edifici di Culto (FEC), Copia della Convenzione stipulata il 6.X.2009, registrata presso la Corte di Conti in data 27.XI.2009, Rif. 1R4/17082, pagine 2+9. Soggetti della Convenzione: FEC per il Ministero dell'Interno, Provincia Romana OP, Opera per SMN. Vi si asserisce che il FEC è proprietario in Firenze della Chiesa, sacrestia e strette pertinenze (quest'ultima nozione senza ulteriosi specificazioni); con atto del 27.IV.2009 li concede in uso alla Provincia Romana dei Frati Predicatori. Ne invia copia alla Provincia, all'Opera per SMN, e alla Prefettura di Firenze. La Convenzione, in sintonia con l'Opera per SMN, disciplina le modalità di apertura al pubblico al fine di «garantire primariamente le finalità di culto» e di assicurare «la pssibilità di accesso al patrimonio architettonico, artistico e culturale» (vedi Premessa). Mai vi compare il Comune di Firenze.
Copia passatami, dietro mia richiesta, dal dott. Martini, apr. 2010. Ne conservo copia nel mio fascicolo dello Statuto e atti dell'Opera. Nulla che coinvolga il "convento" in quanto tale, e il suo Archivio.
Laura Alidori Battaglia,
Una coppia di salteri per SMN: riflessi cimabueschi nei libri liturgici del
convento domenicano, «Arte Cristiana»
vol. 99 (nov.-dic. 2011) 401-14. 1)
Geneve, Bibl. de Geneve, collezione Comites Latentes ms.
300; 2) Firenze, Museo di San
Marco ms. 624. Due salteri da intendere complementari agli altri libri
corali di SMN
sopravvissuti. Preziso contributo dell'Alidori,
arricchito da molteplici riproduzioni.
Dono dell'A., genn. 2012.
Infinite grazie!
(pag. 401) In the last quarter of the 13th century the Dominican convent of
Santa Maria Novella produced its own liturgical manuscripts, many of which
are still in its library. This article analyses two unpublished psalters
from this group now in the Comites Latentes collection in the Geneva Library
and the Museo di San Marco in Florence (ms. 624). The decoration of these
two manuscripts is by a so far unidentified illuminator, whose style shows
the strong influence of the works of Cimabue in the 1280s and 1290s. Two
additional manuscripts currently in the colIections of the Biblioteca
Nazionale in Florence (mss. Pal. 643 and Conv. Soppr. F 7.378), one of which
also came from Santa Maria Novella, may be referable to the same artist.
The two psalters from Santa Maria Novella are characterized by an unusual
ìconography of Saint Dominic climbing a ladder to reach the heaven,
which should be interpreted as an adaptation of the Dominican legende of the
vision of Fra' Guala to the ìconography of Christ climbing the Cross,
thus presenting the Dominican saint as an "alter Christus".
Persuasivo e prezioso contributo. I due salteri sembrano realmente complementari
agli altri corali del nostro archivio.
"Complementari", perché provvedono il testo dei salmi del giorno liturgico,
mentre
antifonari e graduali ne forniscono il complementi recitativi.
Sospendiamo, per ora, la discussa questione degli "autori", ovvero dei
molteplici artigiani e artisti che vi hanno lavorato. Le cronache
conventuali dell'area - e i loro testi che raccontano frati-membri d'un
convento e loro competenze -, tetimoniano che una medesima "casa/convento"
disponeva di molteplici persone dalle molteplici abilità operative, da
arti "liberali" a quelle "meccaniche" (come loro dicevano). E fanno
ritenere più attendibile che una casa utilizzasse le abilità di lavoratori
domestici (quando adeguate al tipo di
lavoro) anziché far ricorso a lavoratori esterni. Se non altro, per elementari
istanze
amministrative. Un solo esempio: f
E. Panella, febbr. '12.
J. CANNON, Religious Poverty, Visual Riches. Art in the Dominican Churches of Central Italy in the Thirteenth and Fourteenth Centuries, Yale University Press, 2013, pp. 119 ss.
Daniele Torelli, Liturgia e musica nei manoscritti domenicani del tardo Duecento: le fonti novelliane, «Memorie domenicane» 44 (2013) pp. 301-341, 420-432.